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LA STRADA DEI VINI DEL PIAVE

E' un viaggio che attraversa la bassa pianura trevigiana, la quale, però, non suscita mai un'impressione di monotonia, perchè la campagna è rigogliosa e fertile: alle colture tradizionali, come il grano e il mais, da qualche anno si è affiancata la soia.

Ma l'orgoglio di tutti gli agricoltori consiste nella coltivazione della vite. Già nel 1959, per far conoscere e per commercializzare anche al di fuori della ristretta cerchia locale i propri prodotti, nacque il Consorzio di tutela dei vini del Piave, per far parte del quale gli agricoltori devono produrre una ben delimitata quantità di uva di elevata qualità.

Attraverso un'accurata vinificazione, si ottengono vini di gran pregio, come il Cabernet, il Pinot bianco, il Pinot nero, il Pinot grigio, il Merlot, il Tocai, il Raboso, il Verduzzo, il Cabernet Sauvignon, il Chardonnay.

L'itinerario risulta estremamente piacevole, sia perchè lčorizzonte in gran parte è quasi domesticamente delimitato dai colli e dalle Prealpi, sia perchè i paesi che si attraversano, conservano perle preziose di architettura, come le numerose Ville venete o le affascinanti vestigia medievali.

E' proprio una terra straordinaria la nostra, bella di colori e di paesaggio, e ricca di storia, in buona parte ancora visibile nelle sue testimonianze!

Basti pensare che le campagne, così ordinate, seguono ancora, nelle strade e nei fossati, l'orientamento dell'antica centuriazione romana, specialmente attorno ad Oderzo, che si vide ampliare il suo territorio da Cesare, come premio per il sostegno fornito dagli Opitergini nella guerra civile contro i pompeiani, dopo il 49 a.C.

La strada prende l'avvio da Conegliano, attraversa Mareno di Piave e Vazzola, da cui, compiendo una breve deviazione, si raggiunge Codognè, paese che ospita più di una Villa veneta, la più suggestiva delle quali è la settecentesca Villa Toderini, che si staglia chiara e grandiosa su un ampio prato rasato, preceduto da vasta peschiera.

Continuando la deviazione, si arriva a Portobuffolè, veramente una rarità, per l'atmosfera medievale in cui si è immersi, dovuta alle sue case trecentesche, compresa quella celeberrima di Gaia da Camino, figlia di quel "buon Gherardo" ricordato da Dante nel Paradiso. C'è da dire che il paese di Camino, da cui ebbe origine la famiglia che signoreggiò su Treviso nel 1300, si trova poco lontano, proprio lungo la nostra strada, che nel frattempo abbiamo raggiunto, nei pressi di Oderzo.

Questa è una cittadina di antiche origini, divenuta "municipium" in età romana.

Di qua passava l'antica strada consolare "Annia", che univa Adria ad Aquileia.

Il suo territorio ha fornito, e continua a fornire, preziose testimonianze del passato: mosaici, monumenti funebri, suppellettili, godibili nel locale museo. Una accurata sistemazione urbanistica, inoltre, consente, percorrendo la "passeggiata archeologica", di vedere e di apprezzare, attraversando la città, alcuni siti archeologici di grande fascino.

Da visitare, inoltre, il bel Duomo, di forme gotico-rinastimentali, del XIII°-XIV° secolo.

La Strada raggiunge, poco dopo, Motta di Livenza, centro famoso per il Santuario della Madonna dei Miracoli, cinquecentesco, di armoniose proporzioni. All'interno si possono ammirare affreschi di P. Amalteo, oltre ad una bella pala d'altare di scuola veneziana, sempre del cinquecento.

Ripreso il viaggio, conviene fermarsi a Cessalto, ai limiti della provincia di Treviso, per vedere una villa eretta, nientemeno, che su disegno del Palladio, Villa Zeno al Donegal.

Attraverso il Piave a Ponte, si giunge a Monastier, il cui nome ricorda la presenza di una comunità monastica che edificò convento, chiesa ed adiacenze, i cui resti, sopravissuti alla distruzione della Grande Guerra, sono oggi visitabili, grazie allčimpegno meritorio di un'associazione locale. Si possono vedere lacerti dell'antica abbazia, il campanile, pietosamente inclinato, alcuni ambienti grandiosi e stupefacenti, come le cantine, affrescati. Stupisce, inoltre, l'ansa dellčantico porto fluviale sul Musestre, oggi completamente interrata, dove convenivano, specie da Venezia, barche da carico con le più varie mercanzie, utili per la vita del monastero.

Proseguendo lungo il nostro percorso, si arriva a Roncade. Il toponimo è molto interessante perchè, come la non lontana Roncadelle, ricorda il periodo medievale in cui, per l'aumento della popolazione, si cominciarono a "roncare", cioè a tagliare con la roncola, i boschi che si erano formati dopo l'abbandono delle campagne, in seguito alle invasioni barbariche.

Ma Roncade va ricordata anche per la meravigliosa villa-castello Giustinian, del XVI sec., nella quale pare fondersi la concezione del castello, austera residenza di difesa, con la villa, luogo di piacevoli amenità.

Da Roncade la nostra strada risale verso nord, sfiorando Carbonera, dove sorge un'altra villa veneta di grande bellezza: la villa Passi, un tempo villa Tiepolo. Costruita nel XVII sec., si presenta con una imponente facciata a tre piani, sormontata da un timpano collegato con volute barocche. Ai lati, due corpi chiusi ad angolo retto, delimitano un giardino allčitaliana, davanti il quale si apre una peschiera, alimentata dall'adiacente perenne fiumiciattolo, da cui l'acqua è pescata da una grande noria, chiamata dalla gente "rosta mata", dal momento che non aziona alcun mulino.

Si arriva, in seguito, a Breda di Piave, località che ricorda, nel suo toponimo, la dominazione longobarda, dal momento che il termine "braida" significava "terreno tenuto a prato".

Ma Breda è anche rinomata per la Villa Spineda, poi Dal Vesco. Fu costruita su disegno dell'architetto G. Miazzi, uno dei discepoli della "schola riccatiana", che faceva capo a Giordano Riccati, architetto trevigiano a cui si deve, tra l'altro, l'attuale struttura del Duomo di Treviso.

In tale villa soggiornò Ugo Foscolo, come è ricordato dalle memorie di "Agliaia Anasillide", figlia del giardiniere, corteggiata un po' troppo pesantemente dal famoso poeta.

Attraversati i due rami del Piave all'altezza delle Grave di Papadopoli, giungiamo a S. Polo di Piave, un paese che conserva, nella trecentesca chiesa di S. Giorgio, un ciclo di affreschi, del XV sec., davvero straordinario. Oltre ad alcune scene della vita del Santo, si può ammirare una commovente Ultima Cena. La tradizionale tavola imbadita, attorno alla quale hanno preso posto il Cristo e i dodici Apostoli, presenta non solo il pane ed il vino, che diventeranno il Corpo ed il Sangue di Cristo, ma anche, come companatico, i gamberi di fiume, evidente risorsa locale.

Suscita una certa emozione il fatto che l'autore degli affreschi abbia inserito, nella tradizione evangelica, la testimonianza concreta dei prodotti che il fiume offriva a quel tempo, e, per fortuna, anche oggi!

Non lontano da S. Polo, ci si imbatte in un toponimo di immediata comprensione: Tempio.

Infatti, poco discosto dal paesetto sorge una chiesa stupefacente. Si tratta di una costruzione eretta dai Cavalieri Templari in puro stile romanico, risalente, quindi, al XII-XIII secolo. Lungo due lati, alla chiesa è annesso un porticato, reso luminoso dall'apertura di ampi archi a tutto sesto.

I Cavalieri Templari costituivano un ordine religioso-militare, sorto per difendere il S. Sepolcro, dopo la conquista dei Crociati, ma la loro opera si estendeva anche in Europa: assicuravano il transito dei pellegrini, gestivano ospedali sorti lungo le strade che portavano a Roma o in altri famosi luoghi di pellegrinaggio, come S. Giacomo de Compostella.

Ritornati a S. Poolo, la Strada dei vini del Piave prosegue fino a Conegliano, dove si conclude il nostro itinerario.

Claudio Favaretto