I "COLLI
DI CONEGLIANO" UN VINO MODERNO CON UN CUORE ANTICO
Nel 1873 il prof. Antonio
Carpenè inviava una Relazione sulle condizioni dell'Industria
vinicola del Veneto al Ministero d'Agricoltura, Industria
e Commercio, e fra le altre cose affermava: "E affinchè
codesto R. Ministero si formi maggior concetto dello stato
attuale viticolo e vinicolo nel veneto e della suscettibilità
di questa Regione a divenire una delle primarie dšItalia
per la produzione di vini, tolleri che riporti un brano
della relazione dello ill. Barone di Babo presentata al
Ministero Austriaco del Commercio e dell'Economia Pub-blica
nel 1864˛.
Cosa diceva, dunque, il
famosissimo Bàbo, il cui nome è legato indissolubilmente
all'altrettanto celebre mostimetro? Constatava la conosciuta,
scarsa qualità di molti prodotti di questa regione,
ma anche che... "situazione eminentissime costituiscono
i tre Colli isolati presso Padova Vicenza e Conegliano..."
e "quali qualità potrebbero ivi essere coltivate
...se in queste vallate e versanti tendesse la coltura al
miglioramento della qualità; se si dedicassero alle
viti... tutte quelle cure ed attenzioni... allora il vino
Italiano acquisterebbe una rinomanza tale, come niun altro
al mondo!" Antonio Carpenè conosceva bene queste
cose, perchè assieme ad altri pionieri lavorava con
competenza ed impegno per diffondere i semi di un risveglio
vitivinicolo nei territori Coneglianesi i cui vini avevano
goduto grande fama fino al 1600-1700, ma che erano poi malauguratamente
decaduti per la "trascuratezza" dei coltivatori
e per una grave l'ingordigia dei villici in libertà
dalle negligenze dei Padroni", come ebbe a ricordare
il 26 febbraio 1772 Antonio del Giudice in una riunione
dell'Accademia di Agricoltura di Conegliano.
Le descrizioni e gli spaccati
che questi personaggi danno delle coltivazioni Viticole
dei Colli Coneglianesi parlano chiaramente di diverse varietà
usate in uvaggi per ottenere ottimi vini bianchi, ma anche
rinomatissimi rossi e solo più tardi, attorno alla
metà dell'ottocento, per opera del Nobile Balbi-Valier,
iniziò unšopera di selezione dei Prosecchi ed una
loro coltivazione, che si affermerà completamente
a cavallo fra le due guerre mondiali.
Le potenzialità e
la realtà antica dei Colli di Conegliano era quindi
quella di ottenere anche vini compositi ed importanti come
solo sapienti mescolanze di uve rendono possibile. E poi
non solo bianchi ma anche rossi che i mercati non solo gradivano,
ma remuneravano di conseguenza.
Nel 1874, ce lo ricordano
A. Vianello e A. Carpenè nel loro "La vite e
il vino nella provincia di Treviso", il prezzo medio
del vino bianco era 22 lire a ettolitro e quello dei vini
rossi di 29 lire l'ettolitro.
Era giusto e doveroso, quindi,
riprendere questa tradizione.
Ecco perchè, con
il sostegno di alcuni amici (tra i quali non posso dimenticare
Beppi Cattarin) e i colleghi, mi sono impegnato per proporre
e far decollare la D.O.C. "Colli di Conegliano"
che offre un vino bianco ed un vino rosso ottenuti da uvaggi
di vitigno nuovi ed antichi. L'entusiasmo e le capacità
tecniche di grandi viticoltori ha reso poi possibile la
realizzazione dell'idea. I Conti di Collalto sulle colline
di Susegana; l'Azienda Bellenda di Carpesica di Vittorio
Veneto; l'Azienda Masottina sui Colli di Ogliano; Luigi
Gregoletto in Premaor, da tempo accarezzavano con amore
diverse varietà e ne ricavavano vini deliziosi.
Ettore Ceschin, che si fregia
del marchio "Bepin De Eto", con competenza e passione
senza pari scommetteva tutto se stesso in queste operazioni
sulle fantastiche Colline di Rua e dava così, anche
egli, finalmente espressione concreta alle antiche previsioni
del Barone di Babo, realizzando... "vini di rinomanza
tale" che davvero non devono temere "niun altro
al mondo".
I VINI
Colli
di Conegliano Bianco
La
denominazione Colli di Conegliano senza altra qualificazione,
è riservata per disciplinare al vino bianco che nasce
da un uvaggio composto da Manzoni Bianco (Min. 30%), Pinot
Bianco e/o Chardonnay (Min. 30%), Sauvignon e/o Riesling
Renano (Max 10%).
Il
"Colli di Conegliano" è un vino che è
immesso sul mercato dopo un adeguato affinamento in cantina.
Il disciplinare ne permette la vendita solamente a partire
dall'aprile successivo alla vendemmia, ma sono numerose
le cantine che scelgono di presentarlo dopo almeno un anno
di affinamento, quando raggiunge una maggiore complessitā
di profumi e un giusto equilibrio.
Colli
di Conegliano Rosso
Il "Colli di Conegliano Rosso" nasce da un uvaggio
di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc, Marzemino,
in misura non inferiore al 10%, il Merlot non può
superare in ogni caso il 40%. Possono concorrere anche le
uve dell'Incrocio Manzoni 2.15, nella misura massima del
10%.
Viene
immesso sul mercato dopo 24 mesi dalla vendemmia, di cui
almeno sei in botti di legno e tre in affinamento in bottiglia.
Non
sono rari i casi in cui i tempi di affinamento si prolungano
per tre o quattro anni, con passaggi in botti o barriques
vicini al 18/24 mesi.
Refrontolo
Passito "...eccellente Marzimino"
Dopo
le attente cure nel vigneto, che assicurano le perfette
condizioni sanitarie delle uve, a fine settembre i grappoli
più belli sono raccolti e posti in appositi locali
asciutti e areati.
Qui
avviene un lento processo di appassimento che si prolunga,
secondo la tradizione, sino la settimana che precede il
Natale tempo in cui avviene la vinificazione.
Il
vino ottenuto è messo a maturare in botti di rovere
e dopo tre mesi è pronto per l'imbottigliamento.
Un ulteriore affinamento in bottiglia ne esalta ulteriormente
la tipicità facendo del Refrontolo Passito un vino
unico e irripetibile.
Torchiato
di Fregona
Il
Torchiato di Fregona è una perla rara, antica gloria
di queste colline. E' prodotto nel territorio dei comuni
di Fregona, Cappella Maggiore e Sarmede, in terre di particolare
natura (Crete Rosse) soleggiate e ubicate in pendio, con
uve Verdiso (min. 30%), Prosecco (min. 30%), Boschera (min.
25%). Il vitigno Boschiera è coltivato unicamente
nella zona di Fregona, è resistente al freddo e la
sua produzione è scarsa.
I
grappoli sono spargoli e leggermente arrossati.
L'uva
è messa poi ad essiccare, legata a cordicelle appese
alle travi o riposta su graticci in luoghi asciutti e aperti.
Verso
Pasqua gli acini selezionati sono staccati dai raspi e messi
nella follatrice o nell'ormella per essere schiacciati da
un cilindro di legno chiamato becanéa. Mosto e vinacce
sono sottoposti a torchiatura.
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