STRUDEL
DI MELE E AVORIO
"Da 450 anni simbolo
di ospitalitā": così si presenta - con perfetta
sintesi - l'hotel Elefante (o Elephant) di Bressanone dove,
con la tradizione dell'autentica accoglienza alberghiera
- dovuta a passione, abilità ed esperienza tramandate
da generazioni che operano nel settore (da oltre 200 anni
l'"Elefante" è proprietà di famiglia)
- ora si festeggiano i suoi 450 anni, illustrati dall'interessantissima
mostra storica "Strudel di mele e avorio. 1551 - 2001",
organizzata assieme al Museo del Turismo di Merano, ricca
di rarità provenienti dal Museo della Casa o - come
la "sedia dellšelefante" - dal convento benedettino
di Kremsmunster.
Lungo, quindi, è
il percorso dell'hotel: che parte da quel dicembre del 1551,
quando l'arciduca Massimiliano d'Austria ed il suo seguito
giunsero nella città vescovile di Bressanone con
un elefante indiano (dono di addio di Giovanni III, re del
Portogallo, al nipote che dopo anni di reggenza in Spagna
tornava a Vienna), prendendo alloggio alla locanda "Am
hohen felde", che disponeva di una stalla abbastanza
ampia per alloggiare l'insolito ospite. Una storia affascinante,
che arriva - attraverso secoli e mutamenti - all'elegante
raffinato confortevole "Elefante", reso ancor
più accogliente da recenti lavori che lo "traghettano"
nellšera del nuovo turismo, pur conservando quella impronta
tipica che lo fece prediligere da Giuseppe III d'Austria
così come dalla regina Margherita, da Sandro Pertini
e Franz Joseph Strauss, Carl Spitzweg e Franz Deffreger,
Henrik Ibsen e Peter Handke, Giorgio Moroder, Curd Jurgens
ed Horst Tappert (il celebre ispettore Derrick), senza contare
i numerosissimi altri personaggi illustri che, arrivati
come ospiti di passaggio, vi tornarono - e tornano - per
lunghi soggiorni.
Gestito dal 1996 con grande
abilità e "savoir faire" dalla giovane
e bella Elizabeth Heiss coadiuvata dal direttore Heinrich
Radmuller, affiancata dal fratello e con la presenza attenta
della vitalissima mamma Marianne, l'"Elefante"
- con la mostra "del giubileo" - illustra quindi
i cambiamenti della cultura della tavola e del mangiare
dei visitatori nelle varie epoche sulla base di stoviglie,
posate, menu che risalgono a secoli diversi. Così
che si può, pertanto, vedere come sin dalle epoche
del Rinascimento e del Barocco la tavola riccamente imbandita
costituiva un richiamo per ogni ceto sociale. Nel tardo
18° secolo il servizio si raffinò notevolmente:
le stoviglie di zinco cedettero il posto a quelle più
leggere ed eleganti di porcellana e terraglia, si introdussero
i tovaglioli e si servirono vini e liquori in scintillanti
bicchieri.
Poco dopo il 1800 anche
le prime liste delle vivande informarono sui menu tipici
dell'epoca Biedermaier (se di passaggio, gli ospiti si accontentavano
di poche portate, mentre in occasione di banchetti di gala
spesso ne venivano ordinate fino a dodici).
Una mostra, dunque, nella
quale - oltre alla già citata "sedia dellšelefante"
(ovvero un piede anteriore del pachiderma - deceduto nel
1553 nello zoo imperiale del castello di Kaiserebersdorf
- donato all'allora sindaco di Vienna, il quale a sua volta
lo regalò al convento benedettino di Kremsmunster
dove tuttora viene conservato), ed alla documentazione della
molteplicità architettonica dell'insieme; e non mancano
illustrazioni della cucina e numerosi autentici utensili
d'epoca, che testimoniano l'evoluzione dell'arte di cucinare,
così come l'alimentazione si siano modificati nel
tempo: unšesposizione nella quale viene presentata anche
la funzionalità di una cucina barocca, con spiedo
meccanico e sottopentole, ed un vasto assortimento di batterie
da cucina con pezzi di rame sullo sfondo di una cappa del
camino.
Dall'avorio dell'elefante
allo strudel di mele: ovvero, dai grandi viaggi del '500
alle delizie d'oggi, che l'"Elefante" comincia
a far gustare con superbe prime colazioni, preparate nella
cucina della casa con prodotti della casa. Per continuare
con pasti squisiti, "annaffiati" da straordinari
vini, anche locali.
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