PASSATO
E PRESENTE DEI VINI DI AQUILEIA
C'era una volta il Traminer
da Ca' Viola a deliziare il palato dei gourmets friulani.
Ai giorni nostri le umane sorti e progressive hanno invece
promosso il Cabernet di Terzo, che ha corpo e struttura.
Il primo è la memoria storica della zona a Doc Aquileia;
il secondo è il presente di una terra gratificata
dal lustro ridatole dopo secoli di abbandono. Ancor oggi
i ritrovamenti archeologici (a gogò, fino all'altr'anno
quando fu trovata nella laguna una nave romana ricolma di
anfore) confermano l'intensità dei traffici enoici
tra Aquileia e il Lazio. Altre conferme giungono dallo storico
greco Erodiano che racconta di vino inviato nelle terre
del nord in botti di legno che venivano accumulate alla
Mainizza.
La Doc Aquileia - lo dice il nome stesso - fa perno sulla
plaga ricca di memorie romane, ricordata da Plinio - guarda
caso - per i vini che in orci erano trasportati lungo il
Natissa e la laguna per raccogliere Roma lodi e consensi.
Aquileia, allora, era il vitigno dellšimpero. Tito Livio,
nel cap. 34 del libro IV degli Annali, racconta che nell'anno
572 dalla fondazione di Roma (quindi nel 180 a.C., un anno
dopo la fondazione ufficiale di Aquileia) il Senato romano
decise di inviare in quello che sarebbe diventato un fiorente
porto affacciato sulla laguna e il Mediterraneo, al confine
con le terre dei Celti, una colonia latina con il disegno,
oltre che di piegarvi le popolazioni locali, di diffondere
la viticoltura, il cui prodotto - lo testimonia con ricordi
accorati e dolcissimi lo stesso Orazio - fluire generosamente
sulle mense di Roma. E i romani non si sbagliavano se è
vero, come è vero, che la zona Doc si è rivelata
una miniera di bontà, in particolare per i rossi.
Caratteristiche pedologiche (terreno argilloso e marnoso
arenaceo specialmente nella zona alta, da Cervignano ad
Aquileia con al centro Terzo; terreno che, digradando verso
il mare, diventa sabbioso) e climatiche (l'influenza del
mare, i venti caldi di scirocco e le tramontane asciutte,
un sole amico, una temperatura media di 13,7 gradi, lšassenza
di gelo notturno e lšafrore del mare) ne hanno fatto una
terra anche prodiga di grandi vini come - appunto - il Cabernet
di Terzo.
Le cutivar iscritte all'albo dei Doc sono parecchie: Tocai,
Pinot bianco e grigio, Riesling, Traminer, Sauvignon, Verduzzo,
Chardonnay per i bianchi; Rosato; Merlot, Refosco, Cabernet,
Cabernet franc e Sauvignon per i rossi. E' una lunga serie
di varietà, che va ad arricchire l'opulenta carta
dei vini di questa zona.
Le caratteristiche di questi vini variano a seconda dei
terreni le cui specificità risultano mutevoli, man
mano ci si avvicina al mare. Abbiamo visto i Cabernet, oggi
famosi, freschi, fruttati, eleganti, di facile beva; e il
Traminer della zona sotto Terzo, la gloria locale di ieri
che la moda e il cambiamento dei gusti hanno resecato al
margine delle cantine (sia per la complessità tecnologica
richiesta dalla sua produzione, sia per il suo carico di
aromaticità che lo rende adatto soltanto a qualche
raro abbinamento: pesce con salse, formaggi con sapori particolari
adatti a sostenere la sua aromaticità). Vini diversissimi.
In generale, i vini della fascia nord vantano una buona
corposità, un'ottima complessità strutturale,
mentre i vini della fascia a sud, prospiciente il mare,
caratterizzata da terreni meno argillosi e più sabbiosi,
si offrono meno corposi, ma certamente più fini e
molto profumati. Alla diversità dei terreni, comunque,
corrisponde un'intensa diversità tra le tipologie
produttive. Ecco, questa è forse la caratteristica
dei vini di questa terra che cambiano volto e personalitā
- ma sempre mantenendosi a un livello di alta qualità
- a seconda degli appezzamenti dalle cui viti vengono prodotti.
Una segnalazione meritano: il Tocai, il Merlot, il Cabernet
franc, il Riesling renano e la Malvasia; tutti vini che
desiderano essere bevuti in gioventù. Molto interessante
da queste terre che quasi "respirano" il mare,
il Refosco: morbido, appena sottolineato da un passaggio
salato, è vino perfetto per il brodetto con pesce
alla gradese. E allora, che aspettate? Aquileia val bene
un viaggio tra le sue memorie di fascino indiscreto e sontuoso.
Soltanto a un tiro di schioppo, la laguna e l'isola di Grado:
altre memorie, splendidi calli, la soavitā di mura antiche
cantate da Biagio Marin che soltanto dopo la morte l'Italia
ha riconosciuto tra i grandi poeti del suo Novecento. Una
bottiglia di vino può essere un buon pretesto per
una riscoperta affascinante.
|